Il Mezzogiorno si candida a protagonista della transizione digitale italiana. Nei prossimi tre anni, il 35% delle imprese del Sud prevede di investire in tecnologie 4.0, una quota superiore alla media nazionale del 32,8%. È quanto emerge dall’ultima indagine di Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne, che ha analizzato un campione di 4.500 imprese italiane tra 5 e 499 addetti. Un segnale forte di recupero del divario tecnologico che da tempo caratterizza questa parte del Paese, in linea con i dati del Regional Scoreboard della Commissione Europea.
Manifattura e grandi imprese trainano l’innovazione
La propensione agli investimenti non è uniforme. Le aziende manifatturiere guidano il cambiamento con il 40,6% di intenzioni di spesa in digitale, mentre tra le grandi imprese la percentuale sale al 67,6%. Meno dinamiche, invece, le realtà a guida femminile del Sud, dove solo il 30% delle aziende pianifica investimenti.
Efficienza prima di tutto, incentivi solo per pochi
Il motore dell’adozione del digitale è soprattutto interno: il 56% delle imprese vede nell’efficienza operativa e nella riduzione dei costi la principale motivazione. Questa spinta è più marcata nelle aziende con oltre 50 addetti (63,2%). Segue il miglioramento qualitativo dei prodotti (21,9%). Nel complesso, efficienza e qualità rappresentano il driver per quasi l’80% del campione. L’accesso agli incentivi pubblici è invece decisivo solo per il 12,3% delle imprese.
Tecnologie protagoniste: digital twin e robotica
Le tecnologie più richieste confermano la centralità della fabbrica intelligente. Al primo posto c’è la simulazione fra macchine connesse e il digital twin (29,4%), seguiti da robotica avanzata (24,8%) e cybersecurity (22,8%). Tra le altre soluzioni emergono Internet of Things (17,1%), cloud computing (15,5%) e analisi dei big data (13,9%). Crescono anche manifattura additiva (11,2%) e realtà aumentata/virtuale (9,3%).
Il nodo delle competenze
La principale barriera non è finanziaria ma culturale e formativa. Il 27,7% delle aziende individua nella carenza di competenze interne il maggiore ostacolo. Seguono la scarsità di risorse finanziarie (25,9%) e l’elevato costo delle tecnologie (18,4%). Le difficoltà di collaborazione con centri di ricerca e università accentuano il divario. Il sistema produttivo italiano manifesta dunque una forte necessità di know-how specializzato per sfruttare appieno le opportunità dell’Industria 4.0.
Impatti sull’organizzazione
L’effetto atteso della digitalizzazione è significativo: due imprese su tre (66,6%) prevedono cambiamenti nell’organizzazione interna, mentre il 48% stima trasformazioni radicali nei processi produttivi. Minori invece gli impatti su marketing e relazioni esterne, che riguardano meno di un’azienda su quattro.
Un’Italia che cambia
Il quadro complessivo descrive un Paese che sta entrando in una nuova fase. Il Sud, spesso in ritardo, ora accelera e diventa protagonista. La sfida digitale non riguarda più solo la tecnologia, ma la competitività e il futuro stesso del sistema produttivo italiano. Un’opportunità significativa per aziende che intendono fare dello sviluppo tecnologico un motore per la crescita.
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